San Donato di Arezzo e la santa follia. #approfondimenti #psyclub

Introduzione:

Quanto è importante saper discernere tra scienza e fede? Tra patologia e interventi straordinari dei santi? Tra folklore e spiritualità?

Attraverso la storia di San Donato di Arezzo e il suo culto nel Sud Italia faremo un viaggio ai confini del sacro, per meglio comprendere quanto possa essere importante un approccio scientifico a determinati fenomeni.

Dunque!

Una sera di molti mesi fa, credo quasi un anno, in una delle parrocchie che frequentavo al paese, il parroco mi stupì con una chicca agiografica non da poco: l’iconografia di San Donato di Arezzo prevede una luna perché egli è il patrono dei “lunatici”, quelli che cambiano umore facilmente e sono affetti da patologie mentali.

Per me, che avevo cercato in lungo e in largo un santo patrono delle persone afflitte da questi mali e – di riflesso – della categoria degli psicologi (credo che per gli psichiatri possano bastare i Santi Medici…) fu una notizia che accese la curiosità, dato anche che – sempre nel paese – c’è una chiesa dedicata proprio a San Donato, che suppongo sia proprio San Donato di Arezzo, visto che la festa ricade il 7 agosto.

A quel punto iniziai a cercare notizie sul santo e sul perché proprio lui fosse quello deputato a proteggere ed, eventualmente, “miracolare” questa tipologia di pazienti.

La mia ricerca ha portato fuori risultati decisamente interessanti, che voglio condividere con voi.

Wikipedia

Questo contributo spiega molto bene come San Donato, specialmente a Montesano Salentino (paesino in provincia di Lecce), fosse considerato colui che “manda e toglie” il Male di San Donato. Da precisare che, di solito, questo santo viene riconosciuto come patrono degli epilettici, perché le manifestazioni del male, per certi aspetti, ricordano molto quelle dell’epilessia. Tuttavia Adriano Puce, in questa bellissima analisi del fenomeno, attingendo anche dagli scritti dei padri della psicologia ci fa rendere conto di come la riduzione diagnostica del Male di San Donato alla sola epilessia, non sia non solo fattibile, ma anche sbagliata. Interessante anche il contributo sulle opportune distinzioni da fare con un altro fenomeno folklorico appartenente al Salento: il tarantismo.

Qualche precisazione vorrei farla su questo contributo: mancano due cose, una è l’opinione dei medici (non credo ci fossero psicologi all’epoca, almeno nel Sud Italia) che seguivano questi pazienti, l’altra è quella dei parroci e vescovi della Chiesa locale e non. Sarebbe stato utile averli per comprendere sia quali fossero le terapie a cui i pazienti purtroppo hanno rinunciato (a mio avviso perché nessuno si è premurato di avvertirli che vedere un santo che ti consiglia di non prendere i farmaci può essere parte del problema) e per capire quale fosse la posizione della Chiesa in merito a questi episodi che, di solito, è molto cauta (per non dire feroce) e che si dovrebbe basare sempre e comunque su questo assioma:

“La grazia presuppone la natura e poi la perfeziona”

San Tommaso d’Aquino

Sta di fatto che – a quanto si legge dal documento (di cui magari farò un’analisi più approfondita più in là) la perversione del culto a San Donato è nata da un vuoto scientifico e dalla probabile emarginazione che avrebbero subito questi malati se non avessero cercato di vedere nella loro patologia un modo di connettersi con il divino e di essere considerati – in qualche senso – “profeti”.

@shawncross su IG

Un curioso confronto con il Salento, dal punto di vista del trattamento delle patologie mentali come il male di San Donato (che qui viene trattato solo come epilessia, ma nel precedente articolo si capisce come questa definizione cambi a seconda delle aree geografiche) è quello con la Campania. In questo articolo del professor Franco Salerno, docente di Linguaggio Giornalistico all’Università di Salerno, si parla delle credenze di fronte alle malattie mentali delle tradizioni popolari: dalla consapevolezza che le malattie fossero favorite dai matrimoni tra consanguinei (cosa che non fa arrestare la pratica in alcune parti d’Italia, ndr) a quella secondo cui, l’epilessia sia causata dall’avere genitori alcolizzati. Interessante soprattutto la parte dei rimedi che venivano usati per curare questa malattia, alcuni legati a doppio filo alle credenze religiose sul sangue, altri – sorprendentemente per me – suggeriscono una comprensione inconscia della malattia mentale. Prendiamo l’esempio il rito della “pesatura” a Contursi: si poneva il bambino su un piatto della bilancia e l’equivalente di peso in grano sull’altro, come non pensare che questo equilibrio “materiale” non rimandi all’equilibrio fisico e mentale perduto?

L’articolo svela anche – e ne parlerò in un prossimo contributo – della necessità di curare la persona malata nella sua dimensione di persona anche spirituale, per una medicina e una psicologia che, concentrandosi di più sui valori, siano più umane.

Inserisco questo articolo di approfondimento sul Male di San Donato perché all’interno c’è un interessante e breve documentario andato in onda su Rai Storia in cui si parla del caso di Montesano Salentino e sono mostrate anche le crisi che i malati avevano nella cappella durante la festa del 7 agosto, e anche per altre due ragioni: la prima è che ci mostra come mai niente è tutto bianco o tutto nero e come la vera fede sia soggetta a “storture” quando s’incontra con quella ritualità pagana che poco ha a che vedere con la preghiera (non sto dicendo che tutti i riti e le tradizioni si possano considerare in questo calderone, ma quando le tradizioni impediscono ai malati di trovare una soluzione alle proprie patologie o sono una sorta di “braccio di ferro” con il santo per avere la Grazia, mi sembrano un problema, onestamente). La seconda ragione, invece, è l’ultima frase:

Anche per il più razionale degli uomini civilizzati la salute, la malattia, la minaccia della morte ondeggiano in una oscura nebbia emozionale.

Maria Cristina Mazzei di SalgoAlSud

in quanto ritengo molto opportuna la metafora di “oscura nebbia emozionale”, laddove la malattia mentale può innestarsi spesso in una scarsa capacità di trovare un senso al caos emotivo (e a volte razionale) dentro di sé.

da “La Repubblica | Bologna”

Laura Zaccaro

questo l’articolo originale

San Donato di Arezzo | il santo dei “folli”

8 risposte a "San Donato di Arezzo e la santa follia. #approfondimenti #psyclub"

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    1. Sono completamente d’accordo. Oserei ancora di più dire che dove laddove la relazione è sbilanciata bisogna (quasi) sempre chiedersi il perché… e porre rimedio!

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